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mercoledì 13 maggio 2020

"QUALITA'" NELLO SCENARIO DEI LIMITI DELLO SVILUPPO STEP#15

Grande figura italiana degli studi sui limiti dello sviluppo del futuro fu Aurelio Peccei.
A lui si deve l’elaborazione del terzo concetto fondamentale degli studi sul futuro, ossia la necessità di guardare al futuro con un’impostazione globale. Peccei insisteva sempre sul fatto che non era possibile pensare al futuro senza avere una visione globale del complesso di problemi che investono l’umanità.
 Nato a Torino nel 1908, Peccei crebbe in un ambiente progressista e laico. Si laureò con lode in economia nel 1930, e subito dopo incominciò a girare il mondo. Entrò giovanissimo alla Fiat e, dopo qualche anno, riuscì a convincere la compagnia a mandarlo in Cina, dove rimase fino alla metà del 1939. Al suo rientro in Italia, si unì subito al movimento antifascista, militando in Giustizia e libertà. Arrestato nel 1944, dopo aver riacquistato la libertà, egli riprese la resistenza.  Quando la Fiat ritornò alla gestione normale, egli ricominciò la sua attività di dirigente.
Il primo dopoguerra fu partecipe di numerose importanti iniziative industriali, come, per es., la fondazione dell’Alitalia, nel 1949 chiese che gli venisse affidato l’incarico di riportare la Fiat in America Latina.
Nel 1957, pur continuando a dirigere le attività della Fiat in America Latina, Peccei ritornò in Italia, per guidare una nuova iniziativa mirata a fornire assistenza a Paesi in via di sviluppo. Nacque così l’Italconsult, che egli guidò per quasi vent’anni, un consorzio che operò in più di cinquanta Paesi, essenzialmente senza scopi di lucro, promuovendo studi di consulenza ingegneristica ed economica, e sovraintendendo alla costruzione di opere e impianti. Fu in questo periodo di lavoro intenso che Peccei sentì la necessità di ampliare i suoi orizzonti oltre l’attività manageriale di grande successo. Lo spiega così nel suo libro "La qualità umana" (1976):


La mia attività era varia, interessante e soddisfacente […] ciò non pertanto, sentivo di non esprimere veramente e pienamente me stesso […] Ero ben convinto che bonificare un deserto o erigere un’industria, […] e realizzare piani nazionali o regionali sono attività indispensabili; ma mi ero reso anche conto che concentrare praticamente ogni sforzo su progetti […] specifici, mentre il contesto più ampio in cui questi sono inseriti […] si va rapidamente deteriorando, poteva risolversi in pura perdita. Mi pareva che non sarei stato in pace con me stesso se non avessi almeno cercato di dire che bisognava fare ancora qualche cosa di più e di diverso.

"La qualità umana" è la sua singolarissima autobiografia intellettuale, un'"avventura dello spirito" dove l'esperienza personale diventa il filo sul quale tessere una riflessione sullo stato dell'umanità e sulla necessità di un mutamento profondo. Il cambiamento di cui scrive Peccei riguarda ogni individuo e la natura di una crisi che ha molte facce, ma che è al fondo culturale e nasce dalla nostra difficoltà ad adeguarci alla rapidità fuori controllo dello sviluppo tecnologico. Il ruolo dei paesi in via di sviluppo, le responsabilità delle multinazionali, le conseguenze della sovrappopolazione e del degrado ambientale, la necessità di riconnettere le leggi dell'economia alla complessità dei fatti umani.  
 Nel 1968 ha fondato il Club di Roma, associazione intemazionale e multidisciplinare che si propone di esaminare le crisi globali in maniera organica, ipotizzandone gli sviluppi e le possibili soluzioni. Infaticabile promotore di connessioni tra idee, istituzioni e discipline, Peccei non ha mai disgiunto l'azione concreta dall'analisi del presente e dalla progettazione del futuro. 

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