"Qualità" deriva dal latino "qualitas
-atis" derivato da "qualis", ricalcato da Cicerone dal
greco ποιότης, qualità, da ποῖος, quale.
Per poter tracciare la storia del termine si deve, dunque, analizzare la
società romana, così da poter delineare le qualità che in quell' epoca la
caratterizzavano.
Dal punto di vista morale, le qualità che doveva avere un buon
romano erano dettate dalle due dottrine filosofiche che vigevano: l'epicureismo
e lo stoicismo.Secondo la prima filosofia, l'uomo doveva ricercare
l'equilibrio interiore, raggiungibile attraverso la serena padronanza di sé di
fronte alle cose, nel soddisfacimento dei propri bisogni e nel godimento del
piacere, e attraverso la liberazione dal timore della divinità e della morte.
La filosofia stoica, invece, sosteneva come virtù quella dell' autocontrollo e del distacco
dalle cose terrene, ottenuta esercitando il dominio sulle proprie passioni. Perciò il termine "qualitas" indicava concetti
diversi da una filosofia all'altra: ciò che era considerata una qualità
positiva per l'epicureismo, come i piaceri terreni non lo sarà stata per lo
stoicismo, che al contrario li condannava.
Analizzando, invece, il concetto di "qualità"
nella storia della filosofia, vediamo che molti pensatori lo hanno definito in
modi diversi. La quantità secondo la definizione aristotelica è quel concetto
indicato dal termine πόσον (poson, ovvero "quanto") che esprime la
misura della sostanza del mondo fisico. Inoltre, la quantità è una delle
categorie fondamentali che esprime la proprietà per cui ogni singolo ente può
essere sottoposto ad una misura eventualmente numerica. Sempre secondo
Aristotele, vi sono le quantità discrete, come i numeri e le parti del
discorso, indivisibili e le quantità continue, come le grandezze geometriche,
il movimento e il tempo, che possono invece essere divise all'infinito.
Successivamente Kant tratterà della quantità definendola
come categoria, appartenente cioè alla formulazione logica del pensiero, e
nello stesso tempo come forma a priori trascendentale, costitutiva cioè, con
l'attività discriminante dell'intuizione, dei fenomeni. La categorie della
quantità e della qualità Kant le chiama categorie "matematiche"
perché definiscono con precisione numerica i dati sensibili oggetto
dell'intuizione pura. Le altre categorie, cioè quelle della relazione e della
modalità, che egli chiama "dinamiche" riguardano il rapporto che
l'intelletto raggruppante o determinante riesce a stabilire tra i fenomeni che
provengono dall'intuizione.
La moderna scienza galileiana della natura riprende e
accetta questa distinzione che successivamente verrà teorizzata da John Locke
nella differenziazione di "qualità primarie", oggettive come quelle
caratteristiche che appartengono di per sé ai corpi (l'estensione, la figura,
il moto ecc.) e "qualità secondarie", soggettive (colori, suoni,
odori, sapori ecc.) che non sono inventate ma che non hanno corrispondenza
nella realtà.
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