Minneapolis, in questi giorni è diventata sempre più nota per i disordini e gli scontri che sono avvenuti in protesta per
la morte di George Floyd, un cittadino afroamericano soffocato da un poliziotto
durante l'arresto. Il video dell’omicidio in cui Floyd ripete ‘I can’t breathe’
(non riesco a respirare) è diventato virale sui social network scatenando
un’ondata di indignazione, in patria e all’estero. Gli hashtag
#Blacklivematters #SaymynameGorgeFloyd sono improvvisamente diventati trending
in numerosi paesi del mondo, Italia compresa, ed è partita una campagna
spontanea di attori, cantanti, personaggi pubblici e sportivi per chiedere
giustizia e denunciare il razzismo e gli abusi delle forze dell’ordine USA nei
confronti dei cittadini neri. (parole citate dall' articolo dell' Istituto per gli studi di politica internazionale).
La vera domanda è: come è possibile, nel Mondo del ventunesimo secolo, giudicare una persona solamente in base al colore della pelle e non per le sue qualità?
Il colore non definisce una razza, apparteniamo tutti alla razza umana, e neppure pregiudica le qualità di un individuo.Come si può essere ancora preda degli stereotipi che da da centinaia di anni persone come Martin Luther King e Nelson Mandela, e nel piccolo, molte altre persone cercano di combattere?
Il colore della pelle non pregiudica il carattere, gli atteggiamenti, le qualità di un essere umano. Avere la pelle scura non significa essere cattivi, e allo stesso tempo avere la pelle chiara non è sinonimo di bontà.
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